Il referendum Costituzionale del 4 Dicembre riguarda la possibilità di modificare sostanzialmente la Costituzione italiana, in un modo che influirà pesantemente sull’iter legislativo e democratico del nostro paese. Nelle ultime settimane si sta facendo ampiamente sentire il comitato del no, costituito da chi non vuole la Riforma Costituzionale, ma anche da chi spera nelle dimissioni del Premier Renzi. Il referendum è costituito da un singolo quesito, all’interno del quale però sono racchiuse molte modifiche allo status quo.
Come cambia il Senato
Le principali modifiche della Riforma Costituzionale vertono sul ruolo del Senato all’interno del Parlamento; in particolare si tratta di introdurre un totale superamento del sistema bicamerale perfetto, togliendo il potere legislativo al Senato e rendendo più pesante il ruolo della Camera. Il nuovo Senato delle Regioni sarà costituito da soli 100 membri, contro i 305 di quello odierno. Costoro non percepiranno alcuna indennità per il loro ruolo interno al Senato, perché si tratterà di persone che già possiedono una carica istituzionale. 21 senatori infatti saranno scelti tra i sindaci italiani, 74 tra i consiglieri regionali. Il Capo dello Stato, nel momento del suo insediamento, potrà designare 7 Senatori, che avranno un incarico settennale.
Le cariche dei nuovi senatori
I nuovi senatori, scelti tra i sindaci e i consiglieri regionali, non avranno una carica di durata omogenea; ognuno di essi infatti rimarrà senatore per quanto tempo durerà il loro mandato a livello locale. Nel caso in cui un consiglio comunale dovesse essere rinnovato, saranno rinnovate anche le cariche dei sentori di quella regione. Ogni regione esprime un numero di senatori direttamente proporzionale al numero dei suoi abitanti, quindi alcune regioni avranno, all’interno del Senato, un peso maggiore.
La modifica ad altre norme
Oltre alle sostanziali modifiche al Senato, che si occuperà esclusivamente di questioni locali e dei trattati con la Comunità Europea, il Disegno di Legge propone anche altre modifiche alla costituzione, in particolare quelle che riguardano i referendum. Si inserisce infatti la possibilità di indire anche referendum propositivi, mentre oggi è possibile indire solo quelli abrogativi. Il numero di firme per poter indire un referendum resta fissato a 500.000, proprio come avviene oggi. Si introduce però il principio secondo cui nel caso in cui ci siano più di 800.000 firme il referendum avrà un quorum diminuito.
Le ragioni del no
La legge di Riforma è stata criticata da più parti, perché sembra che non proponga le dovute semplificazioni, e neppure un pesante risparmio economico da parte dello stato. Inoltre molte parti della legge sono poco chiare e non propongono un sostanziale cambiamento dello status quo.