L’indice PMI non manifatturiero è uno dei più noti indici macroeconomici legati agli Stati Uniti. Economisti, gestori e trader sono sempre particolarmente attenti alle pubblicazioni di questo indicatore della fiducia delle imprese, il cui impatto sui mercati è giudicato almeno medio. Pubblicato con cadenza mensile, è conteggiato nello stesso modo in cui viene calcolato l’indice PMI manifatturiero, con la sola differenza che si basa su un sondaggio condotto presso 300 aziende presenti in 50 Stati, non operanti nel settore manifatturiero (contrariamente, come intuibile, al PMI manifatturiero, in cui i direttore degli acquisti interessati sono appartenenti ad aziende che operano esclusivamente nel settore manifatturiero).
I risultati del sondaggio sono poi raccolti in un unico dato, e vengono presentati il terzo giorno lavorativo di ogni mese. Ma in che modo interpretare questi dati? Quali sono i significati che possono essere condivisi nei confronti dei trader più attenti all’analisi fondamentale?
In linea sintetica, e affrontando così il tema della corretta interpretazione di questo dato, ricordiamo come sia fondamentale capire che anche questo indicatore ha nella soglia dei 50 punti lo spartiacque tra una condizione di espansione del ciclo economico e una situazione di recessione nel ciclo economico. Come intuibile, la prima condizione si ha quando c’è un valore dell’indice superiore a 50 punti, mentre la seconda condizione si verifica qualora l’indice si posizioni sotto tale soglia.
Come anticipato, l’indicatore viene ritenuto importante per tutti gli analisti, ma la sua rilevanza è spesso accantonata rispetto all’indice PMI manifatturiero, che viene ritenuto maggiormente impattante per l’economia nazionale e, dunque, anche per orientare gli atteggiamenti di investimento da parte degli analisti.