Contrariamente a quanto avvenuto fino ad oggi da diversi mesi, la riunione della Bank of Canada sta suscitando particolari attese. Ricordiamo che nel meeting di ottobre, pur mantenendo i tassi fermi a 0,50 per cento, l’istituto monetario nordamericano aveva concretamente discusso dell’opportunità o meno di allentare la politica monetaria alla luce dell’indebolimento del quadro di crescita e inflazione. Il consenso degli analisti si attende tassi invariati anche nel corso della riunione odierna, ma sarà comunque importante verificare se la Bank of Canada avrà o meno mantenuto la view di due mesi fa o ritenga invece che vi sia stato qualche miglioramento dello scenario. La prima ipotesi sembra essere più probabile, anche alla luce delle incertezze generate dalla vittoria di Trump. Se così fosse, si rafforzerebbe lo scenario di debolezza del dollaro canadese nel breve termine, mentre la prospettiva di una salita delle quotazioni petrolifere nel corso del 2017 dovrebbe favorirne un rafforzamento successivamente.
A proposito di riunioni delle banche centrali, ieri si è tenuta quella della Reserve Bank of Australia, che ha lasciato i tassi invariati a 1,50 per cento ma ha contemporaneamente sottolineato che l’inflazione è ancora molto bassa e tale resterà per un po’ di tempo, il che tiene aperte le porte all’eventualità di un taglio dei tassi l’anno prossimo se il quadro dovesse deteriorarsi. Questo, unitamente al dato odierno, offre supporto ad aspettative di indebolimento del dollaro australiano, in particolare sull’orizzonte di breve a 1m-3m. Già questa notte il dollaro australiano ha corretto da 0,7474 a 0,7417 AUD/USD sui dati di Pil del terzo trimestre, che sono risultati essere peggiori delle attese, con una contrazione pari a -0,5 punti percentuali trimestre su trimestre dopo il +0,6 per cento del secondo trimestre.